
Sono tante le frasi chiave del testo recitate dal protagonista «Mr Elwood il visionario» che ci offrono l'opportunità di sognare e pensare allo tesso tempo, ed in particolare quella che recita «C'è chi ha occhi e non vede, l'ho notato spesso!». È racchiusa in queste parole la sintesi esistenziale della parabola su quanto sia importante nella vita coltivare e difendere quel certo candore d'animo proprio dell'infanzia, quale antidoto contro la grettezza di una vita socialmente omologata.
Narrativamente nutriente sia nello sviluppo registico (a quattro mani di Andrea Di Clemente e Renato Biroli) che in recitazione, scene e costumi, lo spettacolo ha efficacemente ricalcato stile e ambientazione «old english» per regalarci un racconto accattivante, pieno di simboli visivi, elegante e raffinato che non ha rapito solo gli adulti ma ha fatto ridere ed entusiasmato anche i bambini che con il coniglio «trasparente» hanno dimostrato di entrare in empatia fin dalle prime battute dei due atti, citandolo per nome nel parlarne coi genitori.
Il the end a sorpresa, quindi, ha ricompensato tutti per l'empatia: nel primo dei numerosi giri di saluti finali del cast, infatti, Harvey, è apparso davvero, con corpo d'uomo e testa da animale, a prendersi gli applausi. Ma non solo. In risposta all'«oh» d stupore degli spettatori che non se lo aspettavano, ha fatto pure ciao con la mano, prima di sparire nel mondo della fantasia.
Michela Pezzani
L'Arena 18/07/2011